Mosaico alsaziano

2 Aprile 2024

"QUE BEAU JARDIN"

L’Alsazia, nell’immaginario del consumatore, è uno dei territori vinicoli più stereotipati d’oltralpe, legato ad un modello di vino barocco, aromatico e stucchevole.

Questa regione di confine, storicamente inclusa nella sfera culturale germanica, propone – al contrario – un impareggiabile mosaico pedo-geologico, caratterizzato per lo più dall’allevamento monovarietale. 

Negli ultimi 150 anni l’Alsazia ha cambiato nazionalità ben quattro volte: dopo la guerra tra i francesi e i prussiani, nel 1871, passa sotto il dominio della Germania, per poi ridiventare francese dopo la prima guerra mondiale. Nel 1940 le truppe di Hitler la occupano di nuovo, ma con la pace del ’45, ritorna definitivamente francese. 

Così come la cucina, la lingua e l’architettura, anche la viticoltura alsaziana risente dell’influenza dalla cultura tedesca con l’egemonia degli stessi vitigni che si allevano dall’altra sponda del Reno.

Protetta ad Ovest dal massiccio dei Vosgi e ad Est dalla Foresta Nera, l’Alsazia è al riparo dall’influsso oceanico, con la pluviometria più bassa di tutta la Francia ed un microclima semicontinentale soleggiato, asciutto e caldo. 

Luigi XIV, vedendola, esclamò “que beau jardin”.

Le colline alsaziane variano dai 200 ai 400 metri di altitudine e beneficiano di ottime irradiazioni, a garanzia di una sana maturazione delle uve.

I suoi 15.000 ettari vitati sono distribuiti sulle dorsali di una lunga valle sedimentaria che si estende per 120 kilometri, costellata da piccoli e fiabeschi villaggi di respiro germanico.

Il riconoscimento della AOC risale al 1962 e si divide in tre categorie: AOC Alsace, AOC Crémant d’Alsace, e AOC Alsace Grands Crus.

51 differenti areali, delimitati secondo rigidi criteri geologici e climatici, costituiscono le pennellate del complesso quadro dei Grands Crus d’Alsazia (in Borgogna se ne contano 33).

In etichetta, oltre alla dicitura  Alsace Grand Cru AOC, viene riportata anche il nome della singola parcella.

Le dimensioni dei GC variano considerevolmente: dai 3,2 ha di Kanzlerberg agli 80 ettari di Schlossberg, che rappresenta il più vasto ed antico Grand Cru alsaziano.

I terreni di una parcella devono essere geologicamente omogenei e dal 2001, devono presentare una densità d’impianto minima di 4.500 ceppi per ettaro, con resa massima in vino che non può superare i 55 hl/ha, salvo in annate particolari, in cui è consentito aumentarle fino a 66 hl/ha. 

La vendemmiasi esegue rigorosamente a mano.

Nei Grand Cru d’Alsace si possono produrre vini solo dai cosiddetti “vitigni nobili” della regione: Gewurztraminer, Muscat d’Alsace, Pinot Gris e Riesling renano.

Nel solo Grand Cru di Zotzenberg, a partire dal 2005, è stato ammesso l’impiego del Sylvaner. 

Gli altri vitigni contemplati sono Pinot bianco, Pinot nero e Auxerrois, per un totale di 7 varietà tipiche.

I vini sono monovitigno, con la sola eccezione di Altenberg de Bergheim e Kaefferkopf dove sono permesse le cuvée, a partire dalla vendemmia 2007.

I vini alsaziani possono anche essere declinati in “Vendange Tardive”, cioè da vendemmia tardiva, oppure “Sélection de Grains Nobles”, con l’impiego di uve attaccante dalla Botrytis Cinerea, la celebre muffa nobile. 

Si tratta pertanto di vini dolci e rari, di notevole concentrazione e con rimarchevoli lunghezze di bocca. 

L’Alsazia è inoltre il primo produttore a volumi di Crémant, spumante vivace e delicato elaborato secondo il metodo classico a partire principalmente da Pinot Bianco, ma anche Pinot Grigio, Pinot Nero, Riesling e Chardonnay. Si tratta delle prime uve raccolte all’apertura del bando di vendemmia; da disciplinare sono spumanti con una pressione minima di 4 bar che devono affinare almeno 12 mesi, di cui non meno di 9 sur lie.

Il riconoscimento della denominazione Crémant d’Alsace AOC, nel 1976, ha dato un notevole impulso ad una produzione che oggi si distingue anche per il successo delle esportazioni.

Dal 2021 è obbligatorio indicare in etichetta il livello zuccherino del vino, utilizzando i termini sec (fino a 4 gr/l), demi sec (fino a 12 gr/l), moelleux (fino a 45 gr/l) e doux (oltre i 45 gr/l).

Dal granito agli scisti delle aree più alte, dalle marne delle fasce centrali, fino ai terreni erosivi più bassi, l’impronta geologica conferisce ai vini alsaziani un’anima preziosa e poliedrica.

L’indagine di questo mosaico non poteva che costituire un’avvincente sfida per noi Donne del Vino che – non a caso – abbiamo scelto l’Alsazia quale meta del nostro ultimo viaggio studio ed alla sua esplorazione abbiamo consacrato un fitto programma, visitando le cantine più eterogenee: dal piccolo Vigneron Indépendant al produttore dei grandi numeri.

Lungo la Route des Vins d’Alsace, nel distretto dell’Haut Rhin, le piccole gemme vitivinicole di Guebwiller, Kaisersberg, Ammerschwihr, Riquewihr, Ribeauvillé, hanno saziato la nostra curiosità.

Cosa abbiamo imparato?

1) L’Alsazia è il vigneto più biodinamico del mondo ed i vini assaggiati eccellono in finezza ed eleganza

2) Complessità di suoli e sottosuoli, stratificazione delle faglie e microclima incontrano la sensibilità vignaiola e fanno dell’Alsazia una terra variegata, di incredibile appeal.

3) La vinificazione parcellare sta al vigneron come la tavolozza sta al pittore

4) Quando accogli un ospite in cantina prima parli dell’Alsazia esaltandone l’anima, solo dopo racconti della tua azienda

5) Il vino lo devi saper fare, e per farlo devi rispettare il tuo  terroir. In Alsazia sanno fare entrambe le cose.

In chiusura di questo articolo alcuni consigli su cosa assaggiare per avere un quadro esaustivo di questa regione, attraverso la selezione da me elaborata durante la nostra ricca avventura:

  • Domaine Schlumberger Riesling GC Saering (parcella calcareo granitica, di altitudine)
  • Jean Baptiste Adam Le Gewurztraminer GC Kaefferkopf Vieilles Vignes (parcella di medio pendio, suolo marnoso)
  • I Crémant d’Alsace della piccola realtà (ma grande scoperta) Domaine Agapé, vigneron independant di Riquewihr
  • Louis Sipp Riesling GC Kirchberg de Ribeauvillé (area calcarea con presenza di arenarie, nel cuore del comune considerato “capitale del Riesling”)
  • Paul Blanck Wineck-Schlossberg GC Pinot grigio (area granitica, a 400 di altitudine)
  • Domaine Weinbach Pinot nero Altenbourg 2021 (parcella di medio pendio, ricca di marne calcaree ed argille) e sempre della stessa azienda e del medesimo lieu-dit, Altenbourg Quintessence SGN Selection de Grains Nobles, da Pinot Grigio. 

Con questa azienda – ça va sans dire – il diletto è garantito.